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L'Europa vuole che i medici di famiglia italiani passino alla dipendenza

Medicina Generale Redazione DottNet | 23/05/2021 22:14

I fondi del Recovery Fund arriveranno se verranno riviste le regole d’ingaggio dei medici di medicina generale, altrimenti l’intero progetto sulle cure territoriali rischia di bloccarsi

Non sarà un autunno facile per la sanità italiana e per i medici di famiglia in particolare: Il piano inviato dal Governo italiano a Bruxelles per spendere i 7 miliardi di euro messi a disposizione dal Recovery Fund, e da spendere in 5 anni per cambiare il modello di Sanità, prevede una serie di paletti affinché arrivi l’approvazione definitiva del progetto da parte della Ue entro settembre. Immediatamente dopo, il ministro della Salute Roberto Speranza dovrà avviare la riforma che necessariamente coinvolgerà la medicina di famiglia e le cure territoriali. Tra i cinque pilastri (quattro sono le Case della comunità, ospedali di comunità, cure domiciliari e centrali operative domiciliari) di cui si compone la riforma, vi è in particolare la questione della dipendenza medici dei famiglia. Oggi sono liberi professionisti convenzionati, ricorda Milena gabbanelli sul Corriere della Sera: vuol dire che il loro lavoro è disciplinato da accordi collettivi sottoscritti dalle rappresentanze sindacali e dalla Conferenza Stato-Regioni. L’accordo in vigore prevede che lo studio debba essere aperto cinique giorni a settimana e il numero di ore dipende dal numero di assistiti: va dalle 5 ore settimanali fino a 500 pazienti, alle 15 per 1.500 assistiti, numero massimo consentito. Ma l'Europa ha posto una condizione per darci i soldi: occorre  rivedere le regole d’ingaggio dei medici di medicina generale, perché l’intero progetto rischia di bloccarsi senza il coinvolgimento forte del medico di famiglia che porta il suo ambulatorio all’interno delle Case della Comunità. Il nodo più spinoso, la patata bolente che dovrà affrontare il ministro della Salute Roberto Speranza sarà  di decidere se farli diventare dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale o trasformarli in un ibrido (esternalizzando il lavoro, dove il medico resta un libero professionista convenzionato, ma viene arruolato da cooperative intermedie che garantiscono la copertura dell’assistenza nelle Case della Comunità).

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Questo significa che il Ministro dovrà essere, spiega Gabbanelli, capace di resistere alle pressioni di quei medici di famiglia che desiderano andare avanti come oggi con il loro ambulatorio da gestire in totale autonomia, o piuttosto ingaggiare man mano i giovani medici più disponibili a coprire le necessità dei territori. Di recente il segretario della Fimmg Silvestro Scotti ha dichiarato in una lunga intervista a Dottnet che parlare di dipendenza per i medici di medicina generale è una follia: "Sarebbe un costo per lo Stato insostenibile. L'unica dipendenza possibile sarebbe nel privato: così si risolverebbe anche il problema della formazione", aveva detto il rappresentante della Fimmg. E il presidente dell'Enpam Alberto Oliveti ha evidenziato sul giornale dell'Ente quali potrebbero essere i danni derivanti dalla dipendenza dei medici di medicina generale: "Se si interrompesse il più importante flusso contributivo verso l’Ente, affonderebbe l’intero sistema pensionistico dei medici e degli odontoiatri", ha spiegato Oliveti. "La prossimità dell’assistenza, quella che in questo frangente pandemico è auspicata da tutti – ha aggiunto Oliveti – vive del rapporto di fiducia con il medico scelto. L’assistenza territoriale è centrata sul rapporto di fiducia con un medico convenzionato che viene scelto dal cittadino e che nell’ambito del servizio sanitario nazionale eroga prestazioni e servizi a un costo prefissato. La dipendenza invece prescinde dal rapporto di fiducia, anzi lo minimizza. Infatti quando si pensa a prestazioni rese da professionisti subordinati, si fa come se per il paziente, un medico purché qualificato valga l’altro". Insomma si preannuncia un rientro dalle ferie estive "caldo" a giudicare dall'importanza del piatto in tavola.

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